Nel cuore pulsante della devozione catanese, tra le imponenti candelore che ondeggiano al ritmo cadenzato delle preghiere e il profumo intenso dei torroni, si cela una tradizione antica e controversa, un’eco di libertà femminile sussurrata tra le pieghe della storia: le ‘Ntuppatedde. Queste enigmatiche figure, donne mascherate e irriconoscibili, hanno rappresentato per secoli un elemento di rottura e di fascino all’interno della solenne Festa di Sant’Agata, la patrona di Catania, tessendo un filo sottile tra sacro e profano, tra devozione e trasgressione.
Un Tuffo nel Passato: Origini e Significato di un Rituale Antico
L’origine delle ‘Ntuppatedde si perde nella notte dei tempi. Il termine deriva dal siciliano “‘ntuppari”, che significa “chiudere”, “tappare”, “nascondere”, un chiaro riferimento al travestimento che celava completamente l’identità delle donne. Queste figure femminili, infatti, indossavano un lungo mantello nero, spesso di seta o velluto, chiamato “tuppo” o “fazzolettone”, che copriva interamente il corpo e il capo, lasciando scoperto solo un occhio o una piccola fessura per la vista. Il volto era inoltre velato da un fazzoletto bianco, il “mandìli“, ricamato e annodato dietro la nuca.
La loro apparizione era strettamente legata alla Festa di Sant’Agata, che si celebra a Catania ogni anno dal 3 al 5 febbraio (oltre alla festa estiva del 17 agosto, in ricordo del ritorno delle spoglie da Costantinopoli). Durante i giorni di festa, le ‘Ntuppatedde si mescolavano tra la folla dei devoti, libere di muoversi, di osservare, di interagire con gli uomini, protette dall’anonimato garantito dal loro costume.
La Novella di Verga: “Coda del Diavolo” e la Seduzione Mascherata
Giovanni Verga, nella sua novella “Coda del Diavolo”, contenuta nella raccolta “Primavera e altri racconti”, offre una vivida descrizione delle ‘Ntuppatedde e del loro ruolo all’interno della festa: “…signore maritate o nubili che si mescolavano tra la folla dei devoti, travestite e irriconoscibili, potevano andare tra i cittadini, sedurli, esigere regali, senza che i rispettivi padri o mariti potessero protestare…”.
Questa citazione evidenzia l’aspetto più audace e provocatorio della tradizione. Le ‘Ntuppatedde, protette dal travestimento, potevano infatti permettersi comportamenti impensabili per le donne dell’epoca. Potevano avvicinare gli uomini, anche sconosciuti, scherzare, provocare, e persino chiedere doni, come gioielli, dolci o denaro. Questo diritto di “esigere regali” era una consuetudine accettata durante la festa, un tacito accordo tra la libertà concessa alle donne e la sospensione temporanea delle rigide regole sociali.
Un Simbolo di Libertà Femminile in una Società Patriarcale
In una società fortemente patriarcale come quella siciliana dell’Ottocento, le ‘Ntuppatedde rappresentavano un’eccezione straordinaria. Per pochi giorni all’anno, le donne potevano rovesciare i ruoli, assumere un atteggiamento attivo e dominante, esercitare una forma di potere, seppur limitata al contesto festivo. Il travestimento diventava così uno strumento di emancipazione, una maschera che permetteva di esprimere desideri e aspirazioni altrimenti repressi.
Questa libertà era, tuttavia, circoscritta e controllata. Le ‘Ntuppatedde potevano agire solo all’interno della cornice della festa e solo indossando il loro costume. Al di fuori di questo contesto, tornavano a essere soggette alle rigide norme sociali che regolavano la vita femminile.
Proibizioni e Resistenza: Una Tradizione Controversa
La libertà concessa alle ‘Ntuppatedde non era vista di buon occhio da tutti. Nel corso dei secoli, la loro presenza fu più volte osteggiata dalle autorità civili e religiose, preoccupate per l’ordine pubblico e per la moralità. Furono emanati diversi divieti, che cercavano di limitare o eliminare la tradizione.
Le fonti storiche riportano di proibizioni emanate già nel XVII e XVIII secolo. Le motivazioni addotte erano spesso legate alla presunta immoralità del comportamento delle ‘Ntuppatedde, accusate di provocare disordini e di attentare alla virtù delle donne e all’onore delle famiglie. Tuttavia, dietro queste preoccupazioni morali, si celava probabilmente anche il timore che la libertà concessa alle donne, seppur temporanea, potesse minare le basi stesse della società patriarcale.
L’ultima ‘Ntuppatedda “storica”, apparsa nel 1868, fu contestata e fischiata dalla folla, segno di un cambiamento dei tempi e di una progressiva erosione della tolleranza verso questa antica usanza. Questo episodio segnò la fine di un’epoca e la scomparsa delle ‘Ntuppatedde dalla scena pubblica per oltre un secolo.
La Rinascita: Una Performance Artistica per Rievocare la Tradizione
Dopo un lungo periodo di oblio, nel 2013, grazie all’iniziativa di un gruppo di artiste e studiose catanesi, le ‘Ntuppatedde sono tornate a vivere, non più come espressione spontanea della cultura popolare, ma come azione performativa, una rievocazione artistica che intende far rivivere lo spirito e il significato di questa antica tradizione.
Questa nuova incarnazione delle ‘Ntuppatedde si manifesta durante la Festa di Sant’Agata, in particolare durante il raduno delle candelore, i grandi ceri votivi portati in processione dai devoti. Le ‘Ntuppatedde contemporanee, vestite con il tradizionale costume nero e il fazzoletto bianco, si muovono tra la folla, danzando, sorridendo, sventolando garofani rossi, al ritmo delle bande musicali che accompagnano le candelore.
Un Omaggio alla Libertà e alla Forza delle Donne Catanesi
La performance delle ‘Ntuppatedde moderne non è una semplice riproduzione del passato, ma una reinterpretazione in chiave contemporanea di un’antica usanza. Attraverso la danza, i gesti, i colori e la musica, le artiste vogliono trasmettere un messaggio di libertà, di forza e di solidarietà femminile.
I garofani rossi, simbolo di passione e di rinascita, rappresentano un omaggio a Sant’Agata, la cui forza e determinazione ispirano ancora oggi le donne catanesi. La presenza corale delle ‘Ntuppatedde, che si muovono all’unisono, simboleggia l’importanza dell’unione e del sostegno reciproco tra donne.
Le ‘Ntuppatedde Oggi: Un Ponte tra Passato e Presente
Le ‘Ntuppatedde di oggi sono un ponte tra passato e presente, un modo per ricordare e valorizzare un’importante pagina della storia e della cultura catanese. La loro performance è un invito a riflettere sul ruolo delle donne nella società, sulla loro lotta per la libertà e l’emancipazione, e sull’importanza di preservare la memoria storica.
Attraverso la loro arte, le ‘Ntuppatedde contemporanee ci ricordano che la Festa di Sant’Agata non è solo un evento religioso, ma anche un’espressione profonda dell’identità catanese, un crogiolo di tradizioni, di emozioni e di significati che si intrecciano e si rinnovano nel tempo. E in questo intreccio, la figura della ‘Ntuppatedda, con la sua aura di mistero e di fascino, continua a esercitare un’attrazione irresistibile, simbolo di una femminilità forte, indipendente e orgogliosa delle proprie radici.
Significati Simbolici e Interpretazioni
Il travestimento delle ‘Ntuppatedde era ricco di simbolismo. Il colore nero del tuppo poteva rappresentare il lutto, la penitenza o il mistero. Il fazzoletto bianco, invece, poteva simboleggiare la purezza o la verginità, creando un interessante contrasto con l’audacia del comportamento delle donne. L’occhio scoperto, l’unico elemento visibile del corpo, diventava uno strumento di seduzione e di comunicazione, un invito a un gioco di sguardi e di sottintesi.
Alcuni studiosi hanno interpretato la tradizione delle ‘Ntuppatedde come un residuo di antichi riti di fertilità o come una forma di carnevale “al femminile”, un momento di rovesciamento dei ruoli e di liberazione dalle costrizioni sociali. Altri, invece, vi hanno visto un’espressione della devozione popolare a Sant’Agata, una sorta di “offerta” della propria femminilità alla santa patrona.
Un Patrimonio Culturale da Preservare e Valorizzare
Indipendentemente dalle diverse interpretazioni, le ‘Ntuppatedde rappresentano un patrimonio culturale di grande valore, una testimonianza unica della storia e delle tradizioni di Catania. La loro riscoperta e la loro reinterpretazione in chiave artistica sono un passo importante per la salvaguardia di questo patrimonio e per la sua trasmissione alle generazioni future.
Le ‘Ntuppatedde ci parlano di una femminilità complessa e sfaccettata, capace di coniugare devozione e trasgressione, pudore e seduzione, sottomissione e ribellione. La loro storia ci invita a riflettere sul ruolo delle donne nella società, sulla loro lotta per la libertà e l’autodeterminazione, e sull’importanza di preservare la memoria storica come fonte di ispirazione per il presente e per il futuro.